Gioca in casa Renzo Rubino, pugliese doc, ospite della seconda giornata di Medimex 2014. A Bari il giovane cantautore di Martina Franca parla della gavetta che lo ha portato sul palco dell’Ariston di Sanremo per ben due volte e della recente esperienza giapponese. “L’ultimo volo preso proveniva da Tokyo, mi sono portato dietro la consapevolezza che la musica parla nella stessa lingua ovunque e quella italiana gode di una considerazione speciale all’estero – racconta Rubino reduce da un mini tour in Estremo Oriente - Sapere che una manifestazione cosi bella come Medimex ha l’anima pugliese, mi rende più che orgoglioso”.
Tanti successi per Renzo, soddisfazioni e riconoscimenti che lo hanno portato a vincere il festival ligure nel 2011 (categoria Nuove Proposte con il brano chiacchierato “Il postino”) e ad agguantare con la splendida “Ora” il terzo gradino del podio nell’ultima edizione della kermesse. “E pensare che volevo fare l’attore – confessa l’artista – Non ero interessato solamente a cantare perché amavo e amo il teatro, il contatto con il pubblico, il poter dire cose senza barriere. Per questo motivo, ho trovato un equilibrio tra queste due forme d’arte e d’espressione, canto e recitazione”. Ispirandosi all’opera e al genio di Giorgio Gaber, Renzo Rubino ha trascorso anni suonando in diversi locali del tarantino con una band formata da amici musicisti. “Non riuscivamo ad andare oltre Locorotondo – confessa sorridendo – Fortunatamente, nel 2011, le cose sono cambiate. Sono andato a Milano. Ricordo che suonavo in giro in cambio di una birra. Successivamente ho presentato un mio pezzo a Musicultura, “Bignè”, ed è stata la svolta”. Due anni dopo, arriva la vittoria sanremese, che il cantautore ricorda così: “Ho affrontato il festival con un po’ di incoscienza. Ho scelto “Il postino” non per coraggio o per astuzia, ma per ingenuità. La ritenevo la canzone più bella del disco. Di Sanremo 2013 ricordo poco, ho giusto qualche flash, come la signora rimasta sconvolta, a bocca aperta in prima fila, mentre ascoltava il testo del mio brano. Mi sono detto: ok, almeno la signora me la sono portata a casa”.
Rubino, che ha fatto del talento e della gavetta le uniche armi per sfondare nel caotico mondo della musica, si sofferma qualche istante per parlare dei giovani artisti di oggi: “Ci sono troppi talent. Negli ultimi anni sono usciti una marea di artisti da questi programmi televisivi. Ci danno troppa roba da ascoltare, e tutta uguale. Il problema è che il talent è l’unico veicolo per un giovane. Non sto puntando il dito, a mio avviso va bene. L’importante è che ci diano anche altri modi per sentire musica e artisti. I cantautori, ad esempio, fanno più fatica a proporre un progetto diverso dallo standard”.
Renzo Rubino ricorda anche l’ultimo Sanremo, quello del terzo posto e della ri-conferma del suo straordinario talento: "Ora l’ho scritta in metro. Osservo molto le persone intorno a me, mi colpiscono. Il pezzo al festival ha funzionato, è piaciuto parecchio e ne sono felice. Quando compongo testo e musiche lo faccio in una maniera molto naturale e personale. Non mi ritengo un bravo cantante e nemmeno un bravo pianista. La mia fortuna è che come so suonare, scrivere e cantare, non lo sa fare nessuno. La musica è ricerca. È come il caro diario di una volta, racconti ciò che ti colpisce e ti appassiona. Noi artisti abbiamo il potere di amplificare le cose, siamo come megafoni. E io sono una spugna perché cerco di raccogliere e di assorbire il più possibile”. Progetti per il futuro? “Un programma di cucina! Ah ah! A parte gli scherzi, sto scrivendo canzoni e raccogliendo un sacco di materiale. A dicembre ci sarà una bella sorpresa. Poi, da gennaio, si riparte con i concerti in giro per l’Italia”.